“Ma è vero che ci sono fondi bloccati a mio nome sulla blockchain?”
È una delle domande che sento più spesso durante le consulenze sulle criptovalute, ed è anche l’esca perfetta per uno dei raggiri più diffusi: la frode delle “tasse per sbloccare guadagni”. In questi schemi ingannevoli, i truffatori contattano le vittime sostenendo l’esistenza di fondi legati a presunti investimenti o eredità digitali, chiedendo il pagamento di fantomatiche tasse o commissioni per renderli accessibili. Le persone più a rischio?
Spesso coloro che sono già stati truffati in passato, poiché la speranza di recuperare parte del denaro perso li rende più vulnerabili.
Il meccanismo della frode è ben studiato: i truffatori richiedono il pagamento di presunte tasse, commissioni di sblocco o contributi antiriciclaggio per rendere disponibili i fondi. Per rendere l’inganno più credibile, utilizzano documenti falsi e adottano strategie di pressione psicologica, come urgenze create ad arte o minacce di perdere i guadagni. I principali segnali d’allarme includono: richieste di pagamento anticipate, promesse di guadagni irrealistici, conti “bloccati” senza spiegazioni credibili e comunicazioni che sembrano ufficiali ma contengono errori o anomalie.
Per proteggersi da queste truffe, è fondamentale:
- Diffidare di qualsiasi richiesta di pagamento anticipato.
- Verificare sempre le informazioni con esperti qualificati o attraverso canali ufficiali.
- Utilizzare esclusivamente piattaforme regolamentate.
In caso di sospetti, interrompete ogni interazione e documentate ogni dettaglio. Se siete vittima di una truffa, raccogliete tutte le prove disponibili, come email o ricevute, e denunciate l’accaduto alle autorità competenti.